Tra gli obiettivi delle nuove misure presenti nella Legge di Bilancio 2019 c’è anche quello di aumentare di un ordine di grandezza il giro d’affari italiano sulle startup ed il venture capital. L’intento,quindi, è quello di far aumentare il nostro mercato dell’innovazione.
In particolare si è molto parlato, soprattutto grazie al vicepremier Luigi Di Maio, della nascita di un “fondo dei fondi” nazionale, da impiegare come leva per attirare alcuni miliardi di euro di investimenti italiani in fondi venture capital, che a loro volta abbiano l’intenzione di investire in startup.
I punti fondamentali
Di fatto, le misure si basano su alcuni punti fondamentali. Prima di tutto un fondo di sostegno al venture capital controllato dal ministero dello sviluppo economico con 30 milioni dal 2019 al 2021, mentre di 5 milioni di euro dal 2022 al 2025. Altro punto fondamentale è la possibilità per i fondi di previdenza obbligatoria investano in fondi di venture capital.
Quindi, l’obbligo per i Piani Individuali di Risparmio (PIR) di investire il 3,5% delle loro risorse in fondi venture capital. Obbligo per lo Stato di andare ad investire tutti gli anni in venture il 15% dei dividendi delle partecipate statali.
C’è poi, a supporto della leva finanziaria, anche la previsione che il ministro dello Sviluppo Economico sia in grado di autorizzare la cessione di Invitalia Ventures a Cassa Depositi e Prestiti, che nel piano industriale 2019-2021 ha incluso interventi davvero più incisivi nel venture capital.
Tuttavia, non bisogna scordare l’aumento, al 40%, degli incentivi fiscali per investimenti nel capitale di rischio delle startup innovative. In più, qualora un’azienda (non startup) comprasse il 100% di una startup innovativa e lo detenesse per almeno 3 anni, potrebbe contare su una deduzione fiscale maggiorata al 50%. Tale misura è stata pensata al fine di favorire le “exit” delle startup, ovvero la loro crescita in aziende innovative strutturate (cosa che, di fatto, è stata sempre una delle maggiori e più importanti lacune del mercato italiano).
Inoltre, è stata ufficializzata la categoria dei business angel, con un registro tenuto da Banca d’Italia: soggetti che investono in modalità professionale almeno 50mila euro in 3 anni in startup italiane. Infine, bisogna dire che la legge semplifica le comunicazioni annuali: le startup potranno effettuarle sul portale del ministero, e non più in camera di commercio.
Le parole di Carnovale: “Il piano del Governo arriva al momento giusto”
Gianmarco Carnovale, uno dei consulenti ed imprenditori di questo ambito, ha tenuto a precisare: “Credo che tra fondi dello Stato, di Cdp e quelli messi per effetto leva dai venture, a regime si possa arrivare a 3-4 miliardi di euro, fra 2-3 anni; tempo necessario perché il mercato si dimensioni”.
Bisogna considerare anche che le misure richiedono decreti attuativi del ministero, entro 120 giorni. Infatti, Carnovale ha aggiunto: “Così arriveremmo ai livelli del mercato startup attuale della Francia, mentre finora il nostro è stato di un ordine di grandezza inferiore”.
Secondo le ultime stime del Politecnico di Milano gli investimenti in startup nel Bel Paese hanno raggiunto 598 milioni di euro (da settembre 2017 all’inizio di novembre 2018), ovvero sono quasi raddoppiati rispetto al periodo precedente equivalente.
Dunque, come ha spiegato Carnovale: “Il piano del Governo arriva al momento giusto, a sostegno di un periodo di crescita organica del nostro mercato“. Il giudizio sulle misure è favorevole anche da parte dell’associazione Italia Startup.